Problemi moderni, soluzioni moderne: la reazione del mondo musicale

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Dalla quarantena necessaria per arginare il Covid-19 abbiamo imparato a capire quanto l’essere umano sia abituato al contatto, alla vicinanza. E se istruzione e lavoro a distanza, entro certi limiti e in alcuni ambiti, sono possibili, non è proprio possibile vivere l’esperienza di un concerto live con migliaia di altre persone.

Un grande problema per musicisti su tutti i livelli. Perché dietro a un Eurovision cancellato o a un Glastonbury che si impone un gap year forzato in luogo dell’attesissima 50° edizione vivono migliaia di musicisti di ogni livello che si trovano in questo momento ad affrontare una grande difficoltà in un’industria cui è stato amputato il miglior mezzo di sostentamento post rivoluzione Napsteriana. Festival e live estivi sono per ora per la maggior parte confermati, ma vivono sotto una pesante nube di incertezza.

Già a inizio marzo, Eventim e Live Nation lamentavano perdite complessive per oltre 6 miliardi di euro, con tour rimandati, come capitato ai prestigiosi festival americani South by Southwest e Coachella. D’altro canto le piattaforme streaming non sembrano aver accusato eccessivamente il colpo invece, ma l’indotto diretto per gli artisti è solo una frazione del totale che colossi come Spotify o Tidal incassano. Con una piattaforma come Bandcamp che ha riservato tutti gli incassi del 20 marzo ai suoi utenti, generando pubblicità positiva e destinando 4.3 milioni di dollari nelle tasche dei compositori, 15 volte più dell’incasso tipico di un venerdì del sito grazie alla grande solidarietà degli ascoltatori.

Ed è vero che le piattaforme streaming, a oggi, non hanno accusato il colpo: il problema è che diversi artisti stanno rimandando l’uscita dei loro album, da Ghemon a Lady Gaga che ha tristemente annunciando ai fan che dovranno aspettare ancora un po’ prima di poter ascoltare CHROMATICA. E per una Dua Lipa che anticipa l’uscita di Future Nostalgia per “regalare musica durante questi tempi duri”, una Francesca Michielin che fa uscire album, singolo, gira un video da sola con l’iPhone rispettando le norme di contenimento sociale e fa promozione tramite decine di dirette Instagram, è possibile che diversi altri artisti posticiperanno il rilascio di nuova musica – mettendo quindi in difficoltà anche la resistenza dei colossi dello streaming, che potrebbero a breve ritrovarsi con molti meno contenuti.

Se c’è una cosa che abbiamo tutti imparato durante questa quarantena, un po’ per l’inondare di notifiche che segnalano dirette social, un po’ per i diversi hashtag che circolano in questi giorni, è che la musica non si ferma. E che l’unione tra gli artisti che devono escogitare modalità inedite per rimanere in contatto con il pubblico e per condividere la loro musica e spettatori annoiati a cui mancano i concerti può far scaturire cose bellissime. Come le già citate dirette Instagram che prendono le forme più disparate: a volte sono dei veri e propri live dalla propria stanza, come Rex Orange County; a volte sono dei reading di poesia quotidiani, come Vasco Brondi; altre sono set per celebrare l’anniversario di un album, come Giovanni Truppi; altre ancora sono momenti di musica, lettura e interazione virtuale, come Maria Antonietta. Alcuni artisti poi hanno deciso di sfruttare questo momento di distanza forzata per aprirsi ancora di più con il loro pubblico, come Mac DeMarco sul suo account YouTube Cam Tony, Blake Mills o Jordan Rakei che hanno organizzato delle dirette all’interno delle quali hanno composto canzoni partendo da zero, svelandosi con rara intimità nel vivo del processo creativo.

Non sono solo gli artisti ad aver organizzato dirette: le realtà che ci portano tutto l’anno concerti visivamente e qualitativamente strepitosi stanno sperimentando nuove soluzioni: La Blogotheque, che ha dato vita agli Stay Away Shows sul proprio profilo Instragram con artisti come Okay Kaya e Andrew Bird, NPR ha creato i Tiny Desk (Home) Concerts, inaugurati da Soccer Mommy e Colors, che ha prima annunciato una diretta 24/7 dai suoi studi londinesi per trovarsi a dover riorganizzare tutto a causa del lockdown inglese dopo il live di Celeste. Ancora, stavolta nei confini nazionali, Piano B e Tlon, che hanno organizzato “Prendiamola con filosofia”, una diretta YouTube di 14 ore in compagnia di personalità tra cui Umberto Galimberti, Roberto Saviano o La Rappresentante di Lista.

Come spesso succede, in situazioni drammatiche nascono iniziative di solidarietà che hanno il duplice merito di raccogliere fondi e regalare momenti di arte. È il caso di #iosuonodacasa, iniziativa avviata da otto realtà musicali italiane tra cui Rockol e OnStage, una rete di più di 200 live con il fine di raccogliere fondi per l’Ospedale Niguarda di Milano, o di “Distance will not divide us”, una compilation di musica elettronica curata da Manifesto, Monk e Manifesto delle Visioni Parallele i cui proventi sono destinati allo Spallanzani di Roma. O ancora, #lamusicacheunisce, un live in diretta su Rai Uno da che raccoglie decine di artisti che suonano da casa e fondi per la Protezione Civile.

Rimane poi, come detto in apertura, un grande interrogativo riguardo ai Festival dell’estate. Fa male pensare che potrebbero venire cancellati quasi tutti, specie se hanno in serbo sorprese come il live segreto che Lady Gaga avrebbe dovuto inscenare al Coachella, dove era anche previsto l’atteso ritorno live di Frank Ocean. Quello che a oggi sappiamo è che #FestivalsStandUnited, come recita l’hashtag di un comunicato diffuso nelle ultime ore da tutti i festival che si dichiarano uniti, speranzosi di poter procedere e contribuire a una ripresa massiva dell’industria musicale, ma cauti nel monitorare la situazione. E ce lo auguriamo, ché un’estate senza festival è come un cielo senza stelle – dicono.

Insomma, la musica non si è fermata. E con ottima probabilità, non si fermerà per tutta la durata di questi tempi difficili. E non deve farlo. Del resto, la musica è uno dei modi per stimolare dopamina e serotonina, che sono dei neurotrasmettitori responsabili degli stati di felicità. E insomma, di spiragli di felicità, ce n’è bisogno, di questi tempi. Da parte degli spettatori, e da parte degli artisti. Jill Dolan, in Utopian in performance, teorizza gli “utopian performatives”, definiti come quei momenti in cui, di fronte a uno spettacolo teatrale, un individuo percepisce la comunione con gli altri spettatori, e si sente pervaso da una gioia e da un’emozione che lo sollevano al di sopra del presente, creando un sentimento speranzoso di come sarebbe il mondo, se ogni momento fosse così voluminoso. Jill Dolan parla di teatro, ma l’esperienza di spettatore è proprio la stessa dei concerti. E quindi sì, è vero la musica non si ferma. Ma speriamo che si possa tornare presto a vivere questi utopian performances. Facendo magari un po’ più caso.

Filippo Colombo e Lorenzo Guarnacci

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