HOSPES: La forza della vulnerabilità
ABSTRACT
Nel corso del biennio 2021/22, le progettualità di rapso lab si sono concentrate sulla tematica dell’abitare, intesa come possibilità contaminante in un dato spazio, in cui il contenuto-gesto è tale in quanto prodotto dell’interscambio creativo, generatore di relazioni impulsive, anarchiche, mai prefabbricate.
Inglobando i risultati delle esperienze e degli esperimenti appena descritti, e provando ad andare oltre il concetto dell’abitare uno spazio, oggi ci interroghiamo sul concetto di incontro, quindi di relazione tra chi già “abita” un determinato luogo e l’incontro con l’ospite che “visita”, che “penetra” la realtà del luogo, “tangendo” il cerchio rituale, modificando giocoforza le caratteristiche e le dinamiche. È proprio questo incontro il punto di partenza della nostra “chiamata”.
La storia del nostro pianeta, la vita, appunto, non è altro che il risultato della fittissima rete di relazioni e sovrapposizioni di cui siamo testimoni in quanto esseri viventi più o meno in armonia col nostro pianeta. Oggi è sempre più urgente evidenziare questo interrogativo collettivo: Come declinare i concetti di “accoglienza” ; “rifugio” e, perché no, il binomio “apertura/chiusura”; nell’era della vulnerabilità.
Contagio, conflitto, cambiamento climatico. I viventi sono costantemente esposti a questo tipo di minacce all’esistenza stessa. Come possiamo tradurre tutto ciò in opportunità? Queste sfide sono davvero nuove oppure sono parte integrante della vita stessa? Quanto sono “grandi”, i “grandi temi”? In che modo la potenza creativa di noi viventi, può offrire soluzioni alle problematiche del presente?
Ovviamente, la vita intesa come “arte dell’incontro” non può essere prerogativa dell’umanità: Allargando il focus, chiunque può rendersi conto che questo “incontro” non è altro che il risultato della dinamica motrice che sta alla base dell’essere “viventi”. Ogni incontro è un inizio, animazione e resistenza allo stesso tempo. Come le piante, crescendo, generano sistemi complessi di relazioni biologiche “adattive”; così l’animale, spinto dalla necessità di sopravvivere, semina tracce della propria esistenza lungo i sentieri percorsi, popolati da incontri con chi, in parallelo, non fa altro che la stessa cosa, per definizione. Dalla “bestia” che definisce e protegge la propria territorialità, alle “civiltà” che arrivano allo “scontro” definendo e proteggendo i rispettivi “Lebensraum”. Vivere un ambiente è, dunque, discutere le sue caratteristiche, segnarlo, elabolarlo e allo stesso tempo lasciarsi segnare.
Semplificando, l’esercizio creativo alla base di questa edizione della rivista “Rapsodia” è il seguente:
- Qualificare/quantificare il proprio spazio vitale;
- Delinearne gli elementi di vulnerabilità;
- Tradurre l’incontro con “l’ospite” in possibilità creativa.